Introdotta dall’Unione europea per misurare il consumo di un edificio, la diagnosi energetica è fondamentale quando sono previsti degli interventi per ottimizzare i costi e ottimizzare il funzionamento degli impianti di riscaldamento. Scopriamo come funziona e come viene eseguita.
In che cosa consiste una diagnosi energetica?
La diagnosi energetica è una procedura sistematica al fine di individuare il profilo di consumo energetico degli edifici pubblici e privati. Possono essere spazi abitativi così come luoghi di attività, impianti industriali o commerciali.
Viene anche definita audit energetico dalla Direttiva 2012/27/UE che ha aggiornato le misure comunitarie sull’efficienza energetica.
Un’adeguata conoscenza del profilo di consumo energetico, infatti, identifica e quantifica le opportunità di risparmio sull’energia, valutando costi e benefici.
Produrre una corretta diagnosi energetica di un’abitazione è quindi il primo passo da effettuare per qualunque intervento di efficientamento energetico. È lo strumento più efficace per evidenziare tutte le aree di possibile miglioramento di un edificio.
Gli interventi sono classificati in ordine di priorità, cercando di sviluppare dei modelli energetici con benefici di gran lunga superiori ai costi.
Chi è obbligato a fare la diagnosi energetica?
A seconda del tipo di edificio, la diagnosi energetica è obbligatoria o meno. Infatti è obbligatoria per le imprese, ma non è necessaria per le abitazioni private, tranne che in alcuni casi, per quanto resti comunque consigliata.
La diagnosi punta a individuare e quantificare le opportunità di risparmio energetico sotto il profilo costi/benefici e a riferire in merito ai risultati. Se effettuata prima e dopo alcuni interventi, certifica il salto di classi energetiche che assicura un aumento di valore dell’immobile.
Le imprese di grandi dimensioni (sulla base del numero di lavoratori dipendenti e del fatturato e/o bilancio) e le imprese con consumi rilevanti di energia sono obbligate all’audit energetico. L’audit va inoltre aggiornato ogni quattro anni. L’obbligo non riguarda quelle aziende che hanno adottato sistemi di gestione conformi EMAS e alle certificazioni ISO 50001 o EN ISO 14001.
Per gli edifici residenziali e in particolare i condomini, la diagnosi energetica è regolata dall’art. 5.3 del D. M. 26/06/2015 (Requisiti Minimi). Deve essere realizzata “nel caso di ristrutturazione o di nuova installazione di impianti termici di potenza termica nominale del generatore maggiore di 100 kW”.
Sono compresi gli interventi di distacco dell’impianto centralizzato.
Si valutano diverse soluzioni progettuali, tra cui:
- impianto centralizzato dotato di caldaia a condensazione o pompa di calore;
- integrazioni con impianti solari termici;
- impianto centralizzato di cogenerazione;
- stazione di teleriscaldamento
Come si fa la diagnosi energetica?
Un rapporto di diagnosi energetica per la casa può essere effettuato solo da soggetti o enti certificati da enti accreditati. Va redatta secondo la Norma UNI CEI EN 16247:2012 (Parte 1, 2, 3 e 4).
- Si inizia con la raccolta dei dati, attraverso i sopralluoghi per comprendere le problematiche. Questo passaggio include la lettura puntuale dei consumi tramite le bollette.
- Si ottiene un rapporto di consulenza energetica. Un tecnico specializzato valuta le condizioni fisiche dell’edificio, dall’esterno fino a tubazioni e impianti.
- Si effettua un calcolo del fabbisogno energetico dell’edificio. Può dipendere anche da fattori diversi, come la zona geografica.
Per riferire in merito ai risultati raccolti, il tecnico specializzato produce una relazione dove indica gli interventi necessari.
La documentazione va poi caricata sul portale ENEA.
Differenza tra diagnosi energetica e certificazione energetica
Diagnosi energetica e certificazione energetica di un’abitazione non sono la stessa cosa.
La certificazione energetica (APE) si basa su calcoli standard. Si considera la destinazione d’uso dell’edificio e non la reale occupazione o utilizzo dello stesso. Non tiene conto dei consumi di energia elettrica.
Il calcolo della diagnosi energetica è molto più approfondito. Prende in considerazione i valori reali sull’utilizzo degli impianti di riscaldamento, rapportati al numero di persone che vivono nell’edificio e ai dati climatici aggiornati della zona.
Quanto costa una diagnosi energetica?
L’audit energetico richiede precisione e professionalità. Stabilire sin dall’inizio il costo dell’operazione è difficile. La quotazione dipende da più fattori, tra cui la dimensione e l’ubicazione dell’edificio. In media, può costare dai 1.000 ai 15.000 euro.
D’altra parte, se non è rispettata l'obbligatorietà della diagnosi energetica, sono previste multe pecuniarie che possono arrivare anche a 40.000 euro. Se la diagnosi non è conforme a quanto previsto dalla normativa, le sanzioni vanno da 2.000 a 20.000 euro.
In aggiunta scatta l’obbligo di ottenere la certificazione entro 6 mesi dalla notifica.
Alcuni passaggi per potenziare e migliorare il rendimento energetico dell’immobile, d’altra parte, possono essere realizzati già da chi vi abita.
Ad esempio si può provvedere alla posa di un cappotto o alla coibentazione delle pareti per rafforzare l’isolamento termico.
Un altro intervento che riguarda la parte esterna dell’edificio prevede l’installazione di pannelli solari o impianti fotovoltaici sui tetti: una prassi ormai consolidata.
Gli infissi in PVC, in aggiunta, contribuiscono a limitare la dispersione d’energia.
Un contributo fondamentale al miglioramento dell’efficienza energetica è garantito dall’installazione dei moderni impianti di riscaldamento, soprattutto se domotici. Dalle caldaie a condensazione alle termovalvole smart, questi dispositivi rendono intelligente non solo l’abitazione, ma soprattutto la gestione del riscaldamento, abbattendo i costi.